lunedì 7 giugno 2021

Tao Te Ching verso 16 - verse 16 - ITA and ENG



🇮🇹 

"Ritornare alle radici significa trovare la pace.
Trovare la pace significa onorare il proprio destino.
Onorare il proprio destino è l'eterno.
Conoscere l'eterno è l'illuminazione."
Dal libro Living the Wisdom of the Tao di Wayne Dyer (mia traduzione in italiano)
Anche oggi vi porto con me nel mio viaggio alla riscoperta del tao Te Ching e dei suoi insegnamenti senza tempo. Seppure il concetto di ritorno possa suonare come qualcosa di negativo, legandosi quasi sempre all'idea di un passo indietro, di un fallimento o di un'inversione di marcia, in questo caso Lao Tzu, con questa immagine potente, vuole evocare qualcosa di ben più profondo e importante.
Se consideriamo che nella visione Taoista tutto è circolare, allora il ritorno non può che costituire il primo passo verso un nuovo inizio, e a tal proposito questo verso esordisce proprio parlando di "raggiungere il culmine del vuoto", come punto massimo della quiete e della fiduciosa passività della Via.
Quindi, in questo caso, tornare rappresenta un viaggio interiore, un percorso per raggiungere il vuoto, l'eterno, il centro, nonché la naturale partenza e la fine stessa di ogni cosa. Solo chi sarà in grado di vedere e capire questo ciclo, allora non avrà più dubbi, né paure, perché la sua visione sarà sempre guidata dalla consapevolezza e dall'illuminazione di aver compreso che tutto scorre e tutto si ripete, rendendol* parte eterna di questa ruota infinita.
Ancora una volta il Tao Te Ching si concentra sull'idea di presente e di quanto sia importante contribuire al momento che stiamo vivendo senza affannarci inutilmente per cambiare un futuro del quale non sappiamo nulla, o ancor più spesso un passato che ormai è già stato elaborato e macinato dal ciclo eterno.
Questo verso non poteva capitare in momento più adatto, perché proprio in questi giorni sto soffrendo amaramente per via di un'affannosa crociata alla ricerca di risultati immediati e di previsioni inconsistenti riguardo cose delle quali non ho alcun controllo.
Talvolta mi pare di essere un criceto sulla ruota che pensando di avanzare, si trova invece sempre nello stesso punto, sprecando energie e tempo dietro a battaglie e desideri in fondo di relativa importanza.
Mi manca quella fiducia viscerale e profonda verso la vita, il destino e quel percorso che si sta rivelando passo dopo passo nonostante i miei sforzi vani per accelerarne la manifestazione. Anche la nostra saggezza popolare suggerisce che "tutto arriva a suo tempo", eppure questo tempo pare sempre sfuggirmi di mano, lo vedo correre troppo velocemente e per quanto mi impegni non riesco mai a stare al suo passo.
Proprio per questo, se prendessi in considerazione la visione Taoista, non ci sarebbe alcun bisogno di inseguire qualcosa che in realtà non è lineare, ma che è circolare e quindi costantemente presente in ogni momento e in ogni luogo, svelando piccole parti di esistenza ad ogni giro di ruota, a cavallo di quell'incomprensibile, ma quanto mai necessario presente.
Non so se riuscirò mai davvero ad abbracciare totalmente questa filosofia, non so se sarò in grado di lasciare andare questo bisogno disperato di controllo e affidarmi con più serenità e comprensione alla Via, ma sento che da qualche parte il mio IO autentico è alla ricerca di questa pace e di questo senso di avvolgente abbandono.
N.b. nessun libro è stato maltrattato per questo video
😂




🇬🇧
"To return to the roots is to find peace.
To find peace is to fulfill one's destiny.
To fulfill one's destiny is to be constant.
To know the constant is called insight."
From the book Living the Wisdom of the Tao by Wayne Dyer
Again, I'd like to take you with me on my journey to rediscover the Tao Te Ching and its timeless teachings.
Although the concept of return may sound like something negative, almost always linked to the idea of a step backward, of a failure, or of a reversal of direction, in this case, Lao Tzu, with this powerful image, wants to evoke something well deeper and more important.
If we consider that in the Taoist vision everything is circular, then the return can only be the first step towards a new beginning, and in this regard, this verse begins by talking about "reaching the apex of emptiness", as the maximum point of stillness and trust and of passivity of the Way.
So, in this case, returning represents an inner journey, a path to reach the emptiness, the eternal, the center, as well as the natural departure and the very end of everything.
Only those who will be able to see and understand this cycle will then no longer have doubts or fears, because their vision will always be guided by the awareness and enlightenment of having understood that everything flows and everything repeats itself, becoming an eternal part of this endless wheel.
Once again the Tao Te Ching focuses on the idea of the present and how important it is to contribute to the moment we are living without unnecessarily struggling to change a future we know nothing about, or even more often a past that has already been worked out and digested from the eternal cycle.
This verse could not have come at a more suitable time, for right now I am suffering bitterly from a frantic crusade in search of immediate results and inconsistent predictions about things I have no control over.
Sometimes it seems to me that I am a hamster on the wheel that, thinking of moving forward, is always in the same place, wasting energy and time behind battles and desires of relative importance.
I miss that deep and visceral confidence in life, destiny, and that path that is revealing itself step by step despite my vain efforts to accelerate its manifestation.
Even our popular wisdom suggests that "everything comes in its time", yet this time always seems to get out of hand, I see it run too fast and no matter how hard I try I can never keep up with it.
Precisely for this reason, if I took into consideration the Taoist vision, there would be no need to pursue something that is not actually linear, but that is circular and therefore constantly present in every moment and in every place, revealing small parts of existence at every turn of the wheel, astride that incomprehensible, but very necessary present.
I do not know if I will ever truly be able to fully embrace this philosophy, I do not know if I will be able to let go of this desperate need for control and entrust myself with more serenity and understanding to the Way, but I feel that somewhere my authentic self is looking for this peace and this sense of enveloping abandonment.

mercoledì 2 giugno 2021

Tao Te Ching - Verso 15 - Verse 15- ITA and ENG

🇮🇹 🇬🇧
Ho deciso di proseguire con lo studio e l'analisi del Tao Te Ching e per questo oggi vi parlerò di qualche riflessione che ho fatto riguardo al capitolo 15.
A proposito, io utilizzo due versioni del Tao Te Ching: quella di Wayne Dyer "Living the wisdom of the Tao" e quella dell'Universale Economica Feltrinelli.
Nel capitolo 15 si parla dei "grandi maestri dell'antichità" e della loro naturale saggezza che li portava a vivere secondo la via della natura, elevandoli sempre più verso una compiutezza morale e spirituale.
Come nell'antica Grecia, anche per i cinesi dell'epoca di Lao Tzu, era fondamentale imitare quella parte di passato che aveva portato la loro civiltà a dei livelli di magnificenza e grandiosità davvero incredibili.
In questo caso però non si tratta di emulare battaglie epiche o lusso sfrenato, ma al contrario si elogia la pratica dell'umiltà e della modestia che aveva portato i saggi a potersi confrontare direttamente con la via della natura e a carpirne i segreti con cuore calmo e mente aperta.
La mia parte preferita giunge quasi alla fine dei versi, dove vi sono alcune frasi che riguardano la separazione tra il torbido ed il sottile. Anche in questo caso parliamo della globalità dei termini stessi, una visione olistica che contrappone e allo stesso tempo unisce opposti complementari in un abbraccio continuo.
Nella pratica del Tai Chi e del Qi Gong spesso lasciamo sedimentare il torbido per permettere al sottile di muoversi e salire, rendendo più fluidi e armoniosi i gesti, la respirazione e l'intenzione.
L'idea di lasciare che un pensiero o un'emozione apparentemente ingestibili si depositino sul fondo, riportando così limpidezza e calma all'interno dei nostri processi mentali e dei nostri movimenti, è uno dei principi che mi ha sempre affascinata maggiormente di queste discipline.
Io di natura sarei agitata come un mare in tempesta, una vera a propria furia turbolenta, eppure, quando pratico Tai Chi, riesco a sentire ed interiorizzare quel senso di calma, chiarezza e completezza che solo la non azione, la non ricerca e la non interferenza sanno donare.
(A questo proposito vi consiglio di aspettare l'analisi del capitolo 37, un motivo in più per me per proseguire questo percorso meraviglioso)
Ammetto umilmente che vi sono principi che mi sono ancora oscuri e visioni sul vuoto che non riesco a catturare in nessun modo, ma anche questo fa parte del processo, dell'elaborazione e di quella forza naturale che sa aprire le notti più oscure con i primi raggi del sole nascente.
🇬🇧
I have decided to continue with the study and analysis of the Tao Te Ching and for this reason today I will talk to you about some reflections I have made regarding chapter 15.
By the way, I use two versions of the Tao Te Ching: Wayne Dyer's "Living the wisdom of the Tao" and the Universale Economica Feltrinelli.
Chapter 15 talks about the "great masters of antiquity" and their natural wisdom that led them to live according to the way of nature, raising them more and more towards moral and spiritual completeness.
As in ancient Greece, even for the Chinese of the Lao Tzu era, it was essential to imitate that part of the past that had brought their civilization to truly incredible levels of magnificence and grandeur.
In this case, however, it is not a question of emulating epic battles or unbridled luxury, but on the contrary, it praises the practice of humility and modesty that had led the wise to be able to confront directly with the way of nature, to grasp its secrets with a calm heart and open mind.
My favorite part comes almost at the end of the lines, where there are some phrases about the separation between the cloudy and the subtle. Also in this case we are talking about the globality of the terms themselves, a holistic vision that contrasts and at the same time unites complementary opposites in a continuous embrace.
In the practice of Tai Chi and Qi Gong we often let the turbidity settle to allow the subtle to move and rise, making gestures, breathing, and intention more fluid and harmonious.
The idea of letting a seemingly unmanageable thought or emotion settle to the bottom, thus restoring clarity and calm within our mental processes and our movements, is one of the principles that has always fascinated me most of these disciplines.
By nature I would be agitated like a stormy sea, a real turbulent fury, yet, when I practice Tai Chi, I can feel and internalize that sense of calm, clarity, and completeness that only non-action, non-seeking, and non-interference know how to give.
(In this regard, I advise you to wait for the analysis of chapter 37, one more reason for me to continue this wonderful journey)
I humbly admit that there are principles that are still obscure to me and visions of the void that I cannot capture in any way, but this too is part of the process, of the elaboration and of that natural force that knows how to open the darkest nights with the first rays of the rising sun.

giovedì 27 maggio 2021

Tao Te Ching - Verse 14 - ITA and ENG


Dopo più di un anno ho deciso di riprendere in mano lo studio e l'analisi del Tao Te Ching, un percorso che avevo abbandonato verso la fine del 2019, a causa di una serie di eventi travolgenti ed imprevedibili. 🇬🇧
Poi, quando tutto si è fermato, ho tentato di riavvicinarmi a questo testo, ma ormai la mia testa era troppo piena e confusa per ricollegarsi a quel libro che parlava di vuoto, di calma e di equilibrio e così lo ho messo da parte, come uno scomodo ricordo lontano del quale non ci si vuole occupare.
Certi libri però hanno una loro magia particolare e proprio mentre spolveravo una mensola, mi è caduto sul piede facendomi subito ricordare di quanto fossi legata a questo testo e ai suoi insegnamenti.
Così, curiosa e affamata di nuove rivelazioni, ho ripreso il libro da dove l'avevo lasciato al capito 14.
Proprio nella parte finale di questo verso c'è una frase che pare risuonare in perfetto accordo con le domande che mi stanno affliggendo in questo periodo complicato della mia vita: "Tieni saldo il Dao degli antichi per governare l'esistenza presente".

Questa immagine di forza e stabilità mi ha fatto subito pensare alla totale mancanza di controllo e fermezza che mi contraddistingue quando non riesco a raggiungere i miei obiettivi nei tempi e nei modi da me stabiliti.
Perdere il controllo significa perdere la via, cercando in ogni modo di lottare controcorrente, in balia delle emozioni e di un senso distruttivo di impotenza e paura.
Ed è proprio in questo mare tempestoso che sapere che esiste una via naturale, legata ad un movimento sicuro e costante, può aiutarmi a non perdermi completamente.
La verità è che l'idea di guardare voracemente al futuro per trovare soluzioni a problemi presenti mi ha aiutata in alcune circostanze, ma ferita terribilmente in molte altre.
Quello che vorrebbe dirmi questo verso, almeno credo, è che il presente è in realtà il culmine di una lunga via di saggezza e pace che ha origine in un'antichità a me sconosciuta ed inafferrabile.
Il futuro allora dovrebbe cessare di essere un problema o la fonte improbabile delle mie soluzioni, ma piuttosto il culmine di questo presente che sto vivendo ora.

Questo percorso temporale crea così un filo, una connessione solida e rincuorante tra passato, presente e futuro, ricordandomi che solo seguendo la natura delle cose è più facile trovare la lucidità per affrontare afflizioni e problemi vari.
Forse in questa avventura legata al mio libro mi è mancata proprio la consapevolezza, la saggezza e la pazienza, una visione globale delle cose che mi calmasse dall'ansia e dalla paura che mi tormenta ogni giorno quando mi focalizzo sugli errori passati e sui desideri futuri.
Grazie a questo capitolo mi sono resa conto che, come spesso mi capita, ho focalizzato tutta la mia attenzione sulla partenza e sull'arrivo, ignorando quasi completamente l'importanza del viaggio, i suoi insegnamenti ed il suo valore.
A volte, quando sento di non poter vincere contro cose più grandi di me, dovrei ricordarmi che la via della natura ha sempre una risposta, un motivo d'essere e di esprimersi, ed è proprio in questa dimensione autentica e tangibile, che vorrei ricominciare a vivere questa avventura con più pace ed apprezzamento.
🇬🇧
After more than a year I decided to resume the study and analysis of the Tao Te Ching, a path that I had abandoned towards the end of 2019, due to a series of overwhelming and unpredictable events.
Then, when everything stopped, I tried to get closer to this text, but by now my head was too full and confused to reconnect with that book that talked about emptiness, calm, and balance and so I put it aside as if an uncomfortable distant memory that you don't want to worry about.
Some books, however, have their own particular magic and just as I was dusting a shelf, it fell on my foot making me immediately remember how attached I was to this text and its teachings.
So, curious and hungry for new revelations, I picked up the book from where I had left it in chapter 14.
Right in the final part of this verse, there is a sentence that seems to resonate in perfect agreement with the questions that are afflicting me in this complicated period of my life: "Hold firm the Dao of the ancients, to govern the present existence".
This image of strength and stability immediately made me think of the total lack of control and firmness that distinguishes me when I am unable to reach my goals in the times and ways I set.
Losing control means losing the way, trying in every way to fight against the current, at the mercy of emotions, and a destructive sense of helplessness and fear.
And it is precisely in this stormy sea that knowing that there is a way of nature, linked to a safe and constant movement, can help me not to lose myself completely.
The truth is that the idea of voraciously looking to the future to find solutions to present problems has helped me in some circumstances, but hurt me terribly in many others.
What this verse would like to tell me, at least I think, is that the present is actually the culmination of a long path of wisdom and peace that originates in antiquity unknown and elusive to me.
The future should then cease to be a problem or the unlikely source of my solutions, but rather the culmination of this present that I am experiencing now.
This time path thus creates a thread, a solid and heartening connection between past, present, and future, reminding me that only by following the nature of things is it easier to find the clarity to face various afflictions and problems.

Perhaps in this adventure linked to my book, I have really lacked awareness, wisdom, and patience, a global vision of things that calmed me from the anxiety and fear that torments me every day when I focus on past mistakes and future desires.
Thanks to this chapter I realized that, as often happens to me, I have focused all my attention on departure and arrival, almost completely ignoring the importance of the journey, its teachings, and its value.
Sometimes, when I feel I cannot win against things greater than myself, I should remember that the way of nature always has an answer, a reason to be and to express itself, and it is precisely in this authentic and tangible dimension that I would like to start over with more appreciation and peace.

domenica 16 maggio 2021

Coltivare le passioni, un racconto breve - Cultivating passions, a short story ITA and ENG



Un giorno, stanca di vedere i miei sogni seccarsi come semi vecchi in un cassetto, presi la mia zappa, i miei stivali di gomma, una manciata dei miei desideri e mi misi alla ricerca di un terreno dove poter dare spazio alle mie fantasie.

Rimasi stupidamente stupita nel vedere che gran parte della mia immaginazione si era inaridita sotto il cocente sole della disillusione e dell'immobilità creativa, mentre l’altra era quasi completamente stagnante, bagnata, affogata in valli di lacrime nutrite da paure più o meno realistiche e dalla mancanza di fiducia in me stessa e nel mio estro. 

Vagai con i miei semi chiusi nel pugno serrato e la zappa che mi trascinavo dietro a fatica per giorni, mesi, anni... fino a quando un giorno non incontrai un piccolo cancello.

Sull'inferriata vi era affisso un piccolo cartello realizzato su una placca di ottone e decorato con smalti colorati che diceva: "Giardino segreto - vietato l’ingresso agli adulti spenti e senza fantasia".

Ridendo spinsi quella piccola struttura cercando di forzare il lucchetto dorato che la teneva chiusa, ma il cancello non si aprì e parve invece diventare più grande e pesante.

Per un attimo mi fermai a pensare con cosa avrei potuto rompere il lucchetto e improvvisamente mi ricordai della zappa! 

Così, sicura del mio strumento, presi il mio attrezzo le battei con forza contro il lucchetto e contro la serratura, ma non accadde nulla. 

Dopo svariati tentativi la zappa si scheggiò e ormai sconfitta decisi di sedermi ad osservare il mio nemico di ferro battuto, quando notai che il lucchetto non era un sigillo qualsiasi, ma bensì la chiusura del mio diario segreto, un reperto antico che conservavo in qualche libreria ormai sommerso da libri adulti e sogni più attinenti alla mia realtà.

Adoravo quel diario, ci avevo scritto tante cose e fu il mio compagno di strada fino a quando non compii sedici anni e mi parve doveroso chiuderlo per sempre.

Quel libro segreto, così tenero e perfetto, aveva un solo grande difetto: il lucchetto era difettoso e mia nonna mi dovette mostrare un trucco per poterlo forzare senza rompere la piccola chiave a seguito delle mie scene di disperazione e afflizione totale.  

Allora quell’apertura mi parve come una fantastica magia, perché allora sapevo credere nei piccoli gesti, nelle coincidenze e nel buon cuore delle persone e quello spesso mi bastava per spalancare porte, portoni e limiti di ogni tipo. 

Mentre sedevo ancora incredula davanti al cancello sbarrato mi resi finalmente conto che la mia razionalità, il mio scudo invisibile contro tutto e tutti, mi aveva chiusa dentro e fuori, impedendomi di trovare soluzioni creative ai miei problemi e agli ostacoli della vita.

Senza nemmeno accorgermene con il tempo avevo perso la capacità di sognare, di credere nelle cose, nelle persone e nelle mie capacità ed era ormai chiaro che non sarebbe certo bastata una zappa per piantare e coltivare i semi dei sogni e delle passioni. 

Così, con uno sforzo sovrumano di coraggio e di confidenza, forzai il lucchetto ripensando ai gesti della nonna, alle sue mani magre e alla sua pelle translucida, ai suoi occhi socchiusi e ai suoi movimenti decisi e fiduciosi e provai a ripeterli ritrovando quel desiderio di magia e stupore che avevo gradatamente spento e dimenticato.

Senza troppo impegno fisico il cancello si aprì, e con il cuore sorridente e l'entusiasmo di una bambina entrai nel giardino segreto. 

Lì ogni cosa era ricca, fertile, luminosa e viva. 

Lasciai la zappa e iniziai a scavare con le mani, sporcandomi da testa a piedi e ridendo della mia cocciutaggine e delle mie inutili rimostranze.

In un paio di ore seminai tutti i semi che mi erano rimasti e li annaffiai con l'acqua della volontà e della determinazione. 

Da quel giorno ricominciai a coltivare le mie passioni, a dedicarci del tempo, a prendermene cura, permettendomi di sporcarmi di terra, di bagnarmi con l'acqua, di lasciarmi scaldare dal calore del sole e cullare dalla voce del vento.

Le piante non sono grandi come avrebbero potuto esserlo se avessi iniziato subito questo percorso, ma stanno crescendo e sono vive, e in fondo non mi spiace affatto crescere con loro e imparare anche a coltivare me stessa. 

domenica 2 maggio 2021

La magia delle piccole cose - The Magic in little things


La magia per me ha sempre rappresentato una sfida stimolante: da una parte c'era il desiderio di credere in qualcosa di superiore ed incantato, dall'altra la voglia di poter spiegare anche i fatti più incomprensibili con la logica ed il metodo scientifico.

Nel mio libro ci sono molti passaggi che ricalcano questo mio confronto interiore ed ho cercato di lasciare un buon margine di libertà al lettore per poter fare altrettanto.
Crescendo però ho incontrato altri tipi di magia, definizioni che poco avevano a che fare con formule magiche o scope volanti, ma vere e proprie zone d'ombra che si mescolavano ed intrecciavano tra incanto, fede, meraviglia e osservazione della realtà. 
E se la magia fosse un'emozione, più che una capacità?
Non è forse un sortilegio quella lampadina che si accende nella testa e che crea delle storie meravigliose attingendo da cose viste e sentite chissà quando o addirittura inventando dal nulla nuovi mondi, paesaggi e linguaggi?

Non è forse un incantesimo quella sensazione di pienezza alla pancia quando tutto sembra accadere nel momento giusto e al posto giusto, facendoci sentire in completa sincronia con l'universo?
Non è forse una stregoneria sorprendente la capacità che ha uno scrittore di descrivere una situazione creando un filo invisibile con l'abilità del lettore di saper immaginare a modo suo quella stessa identica scena, creando una moltitudine di film mentali tutti interconnessi tra loro?
Certo tutto questo si può spiegare con la fisica quantistica, con la capacità umana di riprodurre dati ed immagini sulla base della formazione e dell'influenza esterna o ancora con tutte le cose che dobbiamo ancora scoprire riguardo al funzionamento del nostro cervello. 
Eppure, sento che non sarebbe giusto togliere la magia da questo mondo.
L'incanto è la spinta che ci porta a creare cose nuove, a darci forza nei momenti più difficili, a giocare con ciò che ci circonda e a tentare, spesso invano, di interpretare i sentimenti altrui.

Per me la magia sarà sempre presente in un sorriso spontaneo, in un fiore che sboccia, in una candela che brucia, in una tazza di tè caldo tra le mani, in un pensiero che riempie il cuore e lo fa sussultare di speranza. 

venerdì 23 aprile 2021

Buon compleanno - Happy birthday


Oggi, proprio nel giorno del mio trentaseiesimo compleanno, stavo facendo qualche bilancio, ripensando a tutte le cose realizzate, a quelle lasciate da parte ed infine a quelle ormai perdute. 

Nonostante tra le pagine di questo resoconto compaiano anche amari rimpianti e strazianti delusioni, non posso fare a meno di notare che tutte le volte nelle quali ho seguito il cuore ne è uscito qualcosa di positivo, valorizzante o per lo meno arricchente. 
Nella teoria dei cinque movimenti, per poter ottenere qualcosa dalla vita, è importante che tutti gli elementi collaborino insieme al fine di avverare concretamente desideri che altrimenti resterebbero bloccati nella fantasia ed allo stesso tempo dare passione e luce a pianificazioni fredde e calcolate che finirebbero per non darci comunque alcun appagamento. 
Sognare di scrivere un libro era qualcosa che portavo dentro da tempo, ma era come se gli elementi non fossero mai allineati al momento giusto e con lo stesso scopo a muoverli nelle diverse direzioni. 
Così, una volta c'era di mezzo la carriera che avrebbe dovuto darmi grandi soddisfazioni e successo, un'altra la paura del fallimento che mi bloccava e congelava nelle sue grinfie impietose, un'altra la mancanza di passione genuina e un'altra ancora semplicemente l'assenza di quel rigore necessario per pianificare e dare struttura ad un'idea. 
Purtroppo per quasi tutta la vita sono stata una persona individualista, autonoma e solitaria e il mio mondo interiore non ha potuto fare altro se non rispecchiarmi completamente per molto tempo, fino a quando non mi sono ammalata e ho dovuto cambiare tutto. 
E proprio dalle profondità dell'animo e del corpo ha preso il via una rivoluzione sconvolgente, che a piccoli passi ha trasformato anche il mio modo di vivere e le mie priorità, rimodellando la mia essenza dall'interno verso l'esterno. 
Necessariamente ho iniziato a lasciare andare cose e persone, a fare pulizia del superfluo e sciacquare via la sporcizia che mi ero gettata addosso, fino a quando ho sentito che era arrivato il momento di seminare qualcosa di nuovo e ricominciare da zero.
Su quel nuovo terreno, più fertile e maturo, le idee non solo hanno iniziato finalmente a prendere vita, ma anche crescere e svilupparsi con la collaborazione di corpo, mente/cuore e spirito. 
Ci sono voluti tanti anni prima di iniziare a scrivere di nuovo, di lasciare scorrere le parole e allo stesso tempo dar loro spazio e struttura, ma alla fine ce l'ho fatta. 
E anche se spesso le cose non sono andate come avrei voluto, e ci sono davvero ancora tanti passi da fare, sia in avanti che indietro, c'è una cosa che ora, alla mia età, sento di aver conquistato davvero: la consapevolezza.



Today, on the day of my thirty-sixth birthday, I was doing some evaluations, thinking back to all the things that have been achieved, to those left aside, and finally to those that have now been lost. 

Although bitter regrets and heartbreaking disappointments appear among the pages of this report, I can't help but notice that every time I followed my heart, something positive, enhancing, or at least enriching came out. 
In the theory of the five movements, in order to get something out of life, it is important that all the elements work together in order to concretely fulfill wishes that otherwise would remain stuck in the imagination and at the same time give passion and light to cold and calculated planning that would end up not give us any fulfillment anyway. Dreaming of writing a book was something I had been carrying inside for a long time, but it was as if the elements were never aligned at the right time and with the same purpose to move in different directions. 
So, once there was a career involved that should have given me great satisfaction and success, another the fear of failure that blocked me and froze me in its merciless clutches, another the lack of genuine passion, or again the absence of that rigor necessary to plan and give structure to an idea. 
Unfortunately for most of my life, I have been an individualistic, autonomous, and lonely person and my inner world could not do anything but mirror myself completely for a long time until I got sick and had to change everything. 
And it was from the depths of my soul and body that a shocking revolution began, which in small steps has also transformed my way of life and my priorities, reshaping my essence from the inside out. 
Necessarily I started letting go of things and people, cleaning up the superfluous and rinsing away the dirt I had thrown at myself until I felt it was time to sow something new and start from scratch. 
On that new, more fertile, and mature ground, ideas have not only finally begun to come to life, but also grow and develop with the collaboration of body, mind/heart, and spirit. 
It took many years to start writing again, to let the words flow and at the same time give them space and structure, but in the end, I did it. And although things have often not gone as I would have liked, and there are still so many steps to take, both forward and backward, there is one thing that now, at my age, I feel I have really achieved: awareness.

lunedì 19 aprile 2021

Spring and Wood - Part 2 - Primavera e Legno - Parte 2



In my last posts, I have often talked about spring in particular from the point of view of the Theory of the 5 Taoist movements. Spring is the season of Wood, "mù" 木, which also indicates a tree or in general what grows.


One of the most fascinating features of ideograms is their way of representing an infinity of meanings with a few signs and also in this case we can read many interesting things from this elegant set of traits.
For example, the horizontal line is placed rather high above the entire character, making us perceive the importance of the underlying part, i.e. the roots of the tree that are below the earth line.
The small vertical section at the top, on the other hand, already comes out of the earth to get closer to the sun and feed on its heat, timidly curious about what happens outside that protected and well-rooted world from which it is rising.
Of course, it takes a lot of determination and courage to make that momentum that frees us from the abyss to climb upwards and for this reason, our most vital and powerful energy awakens during this season.
The lower part of the ideogram represents our roots and their solidity which depends a lot on how we spend the winter season and therefore on our relationship with the movement of water.
Too much water tends to rot plants, too little water dries them up and prevents them from growing strong and healthy, once again determining how important it is to seek balance at all stages of our life.
On the other hand, such a small and fragile bud cannot be expected to be totally exposed to the sun, because it would dry out, or rather it would burn immediately, quickly consuming itself due to the haste to grow and want to do everything immediately.
The thing I love about this season is its desire to move in all directions, just like a young plant would do in search of nourishment and renewal; this expansion without judgment is a great lesson for me: there is no attitude or capacity more important than another because everything is equally important for inner growth and overall well-being.
This idea that everything in life can be useful to us and that we should not negatively judge an event that has overwhelmed us or one of our characteristics is helping me a lot to overcome my limits and accept my failures.

And so, especially in this season, I try to practice outdoors to be able to feel rooted, strong, flexible, and always listening, open to the experiences and opportunities that life can offer to those who come with an accepting heart and empty hands.

venerdì 9 aprile 2021

Primavera e Legno - Spring and Wood



Per la Teoria dei Cinque Movimenti la primavera è la stagione del Legno.

La prima immagine che potrebbe venirci in mente quando pensiamo al legno sono i grandi abeti, i principi della montagna, i pini che si appigliano agli scogli per poter crescere vicino al mare, le querce secolari che si impongono come custodi delle foreste o le distese di castagni che forano il terreno con i loro ricci spinosi. 

Eppure, non c'è niente di meglio del movimento di una piccola piantina che buca il terreno per poter crescere per rappresentare al meglio questo movimento.

In primavera la forza vitale della natura si espande in ogni direzione, espandendosi coraggiosamente verso ogni fonte di nutrimento e di apprendimento. 

La curiosità e la ricerca spingono tutti gli esseri viventi ad uscire, a sperimentare, a ricercare nuovi stimoli ed obiettivi e proprio per questo, una delle caratteristiche più interessanti di questa stagione sono il coraggio e la creatività.

Si dice così che non ci sia momento migliore per sciogliere i capelli al vento, assaporare le novità portate dal nuovo ciclo nascente e buttarsi in nuove avventure, lasciandosi guidare dal proprio istinto, nutrito dalla saggezza e dalla visione dell'acqua e illuminato dal desiderio profondo del fuoco.

In questa stagione la bellezza è al suo culmine tra i fiori coloratissimi e profumatissimi, i prati verdi che sanno di abbondanza, l'acqua trasparente che scorre per ripulire le ultime foglie secche e il sole che invita tutti ad uscire allo scoperto ed accendersi di nuovo dopo il torpore invernale.

Certo vi sono anche degli aspetti non propriamente positivi riguardo al legno e alla primavera, ma per ora preferisco concentrarmi su questo senso di rinnovamento e rigenerazione, che quest'anno io sento quanto mai necessario e benefico.

Nei prossimi post vi parlerò ancora delle caratteristiche di questa stagione e degli altri suoi aspetti (non dico negativi perché non sono soggetti a giudizio!)

Buona primavera, buon rinnovamento! 


For the Theory of the Five Movements, spring is the season of Wood.


The first image that could come to mind when we think of wood is the large fir trees, the princes of the mountains, the pines that cling to the rocks to be able to grow near the sea, the centuries-old oaks that impose themselves as guardians of the forests or the expanses of chestnut trees that pierce the ground with their thorny hedgehogs.

Yet, there is nothing better than the movement of a small seedling that pierces the ground to grow to best represent this movement.

In spring the life force of nature expands in every direction, boldly dilating to every source of nourishment and learning. 

Curiosity and research push all living beings to go out, to experiment, to seek new stimuli and goals and for this reason, one of the most interesting features of this season is courage and creativity.

It is said that there is no better time to unleash your hair in the wind, savor the novelties brought by the new nascent cycle and throw yourself into new adventures, letting yourself be guided by your instincts, nourished by the wisdom and vision of water and illuminated by the deep desire of fire.

In this season, beauty is at its peak among the colorful and fragrant flowers, the green meadows that smell of abundance, the transparent water that flows to clean up the last dry leaves, and the sun that invites everyone to come out and light up again after the winter numbness.

Of course, there are also some not exactly positive aspects about wood and spring, but for now, I prefer to focus on this sense of renewal and regeneration, which this year I feel very necessary and beneficial.

In the next posts, I will tell you more about the characteristics of this season and its other aspects (I do not say negative because they are not subject to judgment!)

Happy spring, happy renewal!

mercoledì 24 marzo 2021

Let me write - Lascia che io ti scriva

 


From the moment I learned to write and understand the meaning of the sentences that I saw slipping from my mind to the paper, I realized that this would be my preferred means of communication.
I soon had confirmation that in no other way would I be able to express my thoughts with such courage and consistency and so I never stopped relying on the power of the pen.
In fact, I almost immediately realized that writing would help me overcome my shyness and the confusion that often hovered in my mind. When I was speaking my head seemed to jump like a cricket-mad between one thought and another, letting itself be overwhelmed by any criticism or doubt, instead of my written voice never betrayed me, always carrying out every concept with care and decision.
For a very long time, I have relied almost exclusively on letters, exchanging notes under the desk, long papers, stories, and later on even more immediate systems such as e-mails and chats.
 
The writing was not only one of the many means of communication at my disposal but over time it has become above all a way to give meaning to things, even to the apparently more banal ones.
And if putting words and ideas on paper is a duty for some, for me it has become a necessity that I can no longer control, a whirlwind of energy that swirls from the belly to the hands, sometimes without even going through my head, carrying me to assertions so strong and profound that they often create great embarrassment when rereading.
The truth is that my voice would never have been able to say certain things, just as my heart would not have endured a confrontation as easily and I fear that without the writing I would still be imprisoned in toxic situations.
Yet, not even fear and uncertainty can stop the movement that escapes from the throat to channel itself into the hand and give life to a mixture of letters, spaces, and points that know how to heal and hurt more than anything else.
And still today I always pray that I can transfer every communication into writing, relying on the only weapon I feel I can wield to protect my ideas.
Even in my book, I have tried to hide thoughts, sometimes extreme or rather too intimate, in the emotional canvases of its characters, letting them cry out the words that I still don't know how to pronounce.

ITA 

Dal momento in cui ho imparato a scrivere e capire il senso delle frasi che vedevo scivolare dalla mia mente al foglio, mi sono resa conto che quello sarebbe stato il mio mezzo di comunicazione preferenziale.

Ben presto ho avuto conferma che in nessun altro modo sarei stata in grado di esprimere i miei pensieri con tanto coraggio e coerenza e così non ho mai smesso di affidarmi alla forza della penna.

Infatti, ho quasi subito realizzato che scrivere mi avrebbe aiutata a sopperire alla mia timidezza e alla confusione che spesso aleggiava nella mia mente. Se parlando la mia testa pareva saltellare come un grillo impazzito tra un pensiero e l'altro, lasciandosi sopraffare da ogni critica o dubbio, la mia voce scritta non mi tradiva mai, portando sempre a termine ogni concetto con cura e decisione.  

Per lunghissimo tempo mi sono affidata quasi esclusivamente alle lettere, agli scambi di bigliettini sottobanco, ai temi lunghi pagine e pagine, ai racconti e più avanti anche a sistemi più immediati come le e-mail e le chat. 

 

Lo scrivere non era solo uno dei tanti mezzi di comunicazione a mia disposizione, ma con il tempo è diventato soprattutto un modo per dare senso alle cose, anche a quelle apparentemente più banali.

E se mettere nero su bianco parole ed idee per alcuni è un dovere, per me è diventata necessità che non posso più controllare, un turbinio di energia che si muove vorticosamente dalla pancia fino alle mani, a volte senza nemmeno passare per la testa, portandomi ad asserzioni così forti e profonde che spesso mi creano grande imbarazzo durante la rilettura. 

La verità è che la mia voce non sarebbe mai stata in grado di dire certe cose, così come il mio cuore non avrebbe sopportato uno scontro diretto altrettanto facilmente e temo che senza la scrittura sarei ancora imprigionata in situazioni tossiche. 

Eppure, nemmeno la paura e l'incertezza possono fermare il movimento che scappa dalla gola per incanalarsi nella mano e dare vita ad una mescolanza di lettere, spazi e punti che sanno guarire e ferire più di ogni altra cosa.

E ancora oggi prego sempre di poter trasferire ogni comunicazione in scrittura, affidandomi all'unica arma che sento di poter brandire per proteggere le mie idee. 

Anche nel mio libro ho tentato di nascondere pensieri, a volte estremi o per meglio dire troppo intimi, nelle tele emotive dei suoi personaggi, lasciando che fossero loro a gridare le parole che non so ancora come pronunciare.


domenica 21 marzo 2021

La ragazza e le montagne - The girl and the Mountains

 ITA e ENG



🇮🇹🇬🇧
Ho sempre avuto un legame molto particolare con la montagna, un rapporto di odio e amore che negli anni è cambiato, si è sviluppato ed è cresciuto.
Forse proprio per questo, nel mio libro ho sentito il bisogno di sviscerare ed analizzare il tema della montagna, sia che questa si presenti come un rilievo, come un vulcano o come un'isola.
Penserete che essendo nata e cresciuta in Trentino, per me dovrebbe essere abbastanza facile parlare di queste massicce alture che mi osservano dall'alto della loro magnifica potenza praticamente ogni giorno da più di trent'anni, eppure non è così.
Ho sempre sofferto la mancanza della visione di lunghi tramonti, di infiniti orizzonti e di spazi di ampio respiro: la montagna per me ha sempre rappresentato una muraglia che impediva alle cose di entrare ed uscire, ma che allo stesso tempo mi offriva protezione e un nascondiglio sicuro.
E così ho iniziato a sviluppare un'insana ossessione per la salita, arrampicandomi passo dopo passo, quasi senza fatica, fino alla cima più alta, per poter finalmente guardare il territorio rimpicciolirsi sotto i miei occhi.
La città, il comune, la provincia visti dalla sommità erano il mio regno, qualcosa di controllabile e osservabile nel suo insieme, ridimensionando così ogni paura o preoccupazione.
Con il tempo fortunatamente ho imparato a godermi il viaggio e ad assaporare ogni momento del cammino, immergendomi nella natura e nei suoi misteriosi giochi di luci ed ombre, nei messaggi scolpiti sui sassi e nei sussurri delle foglie.
Fino a quando, nel mezzo della pandemia, ho finalmente realizzato che la montagna non era mai stata una muraglia, ma era sempre stata un trono.
🇬🇧
I have always had a very special bond with the mountains, a relationship of hate and love that has changed, developed, and grown over the years.
Perhaps for this very reason, in my book, I felt the need to dissect and analyze the theme of the mountain, whether it presents itself as an elevation, as a volcano, or as an island.
You will think that having been born and raised in Trentino, it should be easy enough for me to talk about these massive hills that have been watching me from their magnificent power practically every day for more than thirty years, yet it is not like that.
I have always suffered from the lack of seeing long sunsets, infinite horizons, and wide-ranging spaces: the mountain for me has always represented a wall that prevented things from entering and exiting, but at the same time offering me protection and a safe hiding place.
And so I began to develop an insane obsession with climbing, going up step by step, almost effortlessly, to the highest peak, to finally be able to watch the territory shrink before my eyes.
The city, the municipality, the province seen from the top looked like my kingdom, something controllable and observable as a whole, thus reducing any fear or concern.
Over time, fortunately, I learned to enjoy the journey and savor every moment of the climb, immersing myself in nature and its mysterious play of light and shadow, in the messages carved on the stones and in the whispers of the leaves.
Until, in the midst of the pandemic, I finally realized that the mountain was never a wall, it had always been a throne

lunedì 8 marzo 2021

Festa della donna 2021 - Rompere gli schemi e uscire dalle righe



Ho sempre odiato le categorizzazioni a tenuta stagna, i canali espressivi senza deviazioni e tutte quelle strade comunicative tracciate senza possibilità di attraversamento. 
Femminile, maschile, rosa, azzurro, puoi, non puoi, capacità, incapacità, dentro, fuori, emotivo, razionale... 
Ricordo che quando ero piccola, il mondo mi pareva estremamente suddiviso e diviso, forzatamente eterogeneo, una scacchiera in bianco e nero, precisa e quadrata, senza possibilità di sfumature o sbavature. Eppure, nella mia ingenuità, ho pensato che crescendo avrei trovato qualcosa di diverso, una culla di cultura e comprensione, dove avrei potuto esprimere i miei talenti al di là delle classificazioni e delle differenziazioni, ma non è stato così. 

Ricordo che avevo 21 anni quando partecipai alla mia vera prima riunione e quando sentii per la prima volta dire in ambito lavorativo: “voi donne siete troppo sensibili, vi affidate sempre al vostro cuore nelle scelte e nelle decisioni e questo vi porta sempre a sbagliare”. Non penso che usare il cuore di per sé sia una cosa orribile, ma che in quel contesto e con quel contorno suonava come una minaccia e una condanna totale all'incapacità di saper prendere decisioni giuste ed eque in quanto donna. 
Con gli anni le cose non sono certo migliorate, anzi, potrei scrivere un saggio sulle volte che ho sentito frasi partire con "voi donne…", seguite poi da qualche cliché retrogrado e senza senso. 
Per anni ho sofferto per via del fatto che il mio destino pareva già deciso da tempo: il mio sesso implicava una serie di difficoltà e ingiustizie che mai avrei immaginato di dover sopportare e combattere. 

Quante volte mi sono ritrovata a sminuire me stessa per mettere a tacere quei giudizi impietosi e le allusioni poco professionali? E quante volte per evitare conflitti con persone ignoranti, ho lasciato che mi mettessero in quelle scatole che tanto odiavo, offrendo loro persino il lucchetto? 

Grazie al taoismo (che non è una religione), sto imparando tantissime cose, soprattutto l'importanza di non affidarsi a categorizzazioni, poiché tutto è relativo e mutevole. In questa visione della realtà, le divisioni non sono fisse e una cosa si esprime in una o nell'altra classe solo quando messa in comparazione con qualcos'altro: yin yang, infatti, esprimono più un rapporto, che una comparazione. 
Così potremmo dire che una donna è più yin di un uomo, ma che un uomo anziano è più yin di una donna giovane. Ovvero, fino a quando non si cerca un confronto, non esiste divisione, né categorizzazione. 

Questo principio, insieme a quello dell'accettazione del cambiamento e della fluidità della vita, mi ha dato un po' di pace e di coraggio. Purtroppo, siamo lontani da quel tipo di mondo che sognavo da bambina, ma ci siamo più vicini di quanto non lo fossimo anni fa. 

La relatività non è un modo semplicistico per sfuggire alle sfide, è un'apertura al cambiamento e al saper vivere senza paura e resistenza ad esso, rispettando tutti senza cercare necessariamente la distinzione assoluta e spesso limitante per sentirsi più forte dei suoi simili. 

Tao Te Ching verso 16 - verse 16 - ITA and ENG

  "Ritornare alle radici significa trovare la pace. Trovare la pace significa onorare il proprio destino. Onorare il proprio destino è ...