Sono giorni che leggo continuamente articoli sulle migliori vestite al MET Gala e sono arrivata a un punto tale di rodimento interiore che ho deciso di scriverne al riguardo. Questo perché si sentono tutti grandi esperti di moda, pronti a giudicare gli altri, quando ogni tanto mi sembra che aprano la bocca giusto per farle prendere aria, non perché abbiano sviluppato un pensiero serio e costruito da esplicitare.
Partiamo dal principio, quest’anno, come ogni anno, il tema del Met Gala era lo stesso tema della mostra temporanea che ospiterà il Met dopo l’evento, per la precisione: Rei Kawakubo / Comme des Garçons: Art of the In-Between. A questo proposito voglio proprio iniziare con una citazione di Rei Kawakubo per commentare questo tema:
“It’s a Met show for Comme de Garçons, not a Comme de Garçons show at Met”.
Pertanto partendo proprio da questo commento di Rei Kawakubo mi viene oggettivamente in mente di dire che coloro che quest’anno hanno scelto di vestirsi Comme de Garçons al Met Gala o pensavano di andare a una sfilata di Rei Kawakubo o non hanno capito il tema, o peggio ancora: hanno scelto la via più semplice, quella che non li ha fatti pensare. Personalmente mi sono immaginata proprio la scena di Rihanna che apre la sua busta d’invito e mentre legge dice:”La mostra è su Rei Kawakubo, mi vesto Comme des Garçons e ho risolto”, mentre pensavo a tutto questo l’immagine che mi è venuta in mente è:
È un po’ come se vi invitassero a una festa a tema Woody Allen e vi vestite da Woody Allen, non è che sia proprio sbagliato ma è banale, è scontato, non è affatto pensato, né tanto meno sofisticato.
Quest’anno, secondo me, i migliori abiti del Met Gala sono stati di coloro che hanno fatto uno sforzo per capire Rei Kawakubo, cercando di entrare nel suo modo di pensare, di vedere la moda e di vedere il mondo. Insomma, le migliori vestite sono quelle che hanno veramente fatto un omaggio a lei, rispettando il tema scelto dalla nostra amica Anna.
E cosa pensa Rei Kawakubo del mondo e della moda?
“I make clothes for a woman who is not swayed by what her husband thinks”.
“I don’t feel too excited about fashion today. People just want cheap fast clothes and are happy to look like everyone else”
“My point of departure is always abstract and multileveled.”
“The more people hate it, maybe the newer it is. Because the fundamental human problem is that people are afraid of change. “
“Black isn’t just a color, it’s an entire palette.”
“I identified very much with punk, not only in the fashion sector, but in every other sector.”
“The meaning is that there is no meaning.”
E via così, ci sarebbero un milione di altre citazioni sue da inserire in cui lei spiega come per esempio ha rinunciato alla silhouette classica degli abiti per cercare forme nuove, senza però mai rinunciare alla femminilità della donna che indossa le sue creazioni, perché la cara Rei è una grande femminista e il suo scopo era uscire fuori dagli schemi senza però mai svilire o non potenziare la figura della donna.
Vediamo quindi qualche esempio di star che ha deciso di ragionare seriamente a tutto questo e ha fatto una scelta non solo bella ma in stile “Rei”.
Di altri esempi così ce ne sarebbero un’altra decina, di base comunque è questo lo spirito che ho apprezzato di più: chi ha preso spunto dalla stilista, chi si è ispirato ma poi ha rielaborato da sé con gli stilisti che più gli piacevano, anche perché penso che in realtà questo approccio sia molto di più nello spirito Rei Kawakubo di quei 4 che si sono messi un suo vestito e si sono “ripuliti così la coscienza” totalmente senza sforzo.